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Arte contemporanea - 30 Lug 2024

In ricordo di Sandro Greco

Massimo Guastella, docente di Storia dell’Arte Contemporanea di UniSalento e critico d’arte, dedica una “pagina” all'artista salentino scomparso ieri, lunedì 29 luglio 2024, a Salice Salentino, all’età di 96 anni


Spazio Aperto Salento

Parla con i fiori. 

Sul pianeta Terra
si è
per un breve soggiorno.
Cerca di essere
semplice e libero
come una farfalla.
Pianta fiori di carta
sull’arida cima
di un monte sassoso
sulla sabbia
sulla neve
sulla luna
Sulla luna costruisci aquiloni
e falli volare
quanto più in alto è possibile.
E quando ti commuovi
pensando ad un caro assente
parla con i fiori.

Sandro Greco

 

«L’arte è un dono di Dio, e in definitiva, pur essendo tutto e niente, accarezza sempre i nostri sogni», scriveva nel 1996 Sandro Greco, concludendo con questa sua definizione il migliaio di pensieri sull’arte dovuti a tante personalità della storia raccolti nel volume L’arte è…

Il suo sogno terreno si è arrestato per intraprendere il sogno nell’infinito; Sandro Greco, nato a San Pietro Vernotico, nel 1928, ha lasciato questa vita in cui ci ha consegnato, con sequenza ininterrotta, pensieri, ricerche estetiche, creazioni accompagnate dal suo tratto umano vivacemente empatico.

Di lui oggi, banalmente tra retorica e commozione, vengono difilati in mente due aspetti salienti del percorso artistico: l’aver vantato la sua esperienza giovanile di clown, aneddoto che si è portato sempre appresso per decenni come biglietto da visita nel relazionarsi; l’aver adottato le pratiche proprie dei linguaggi concettuali, prevalentemente rivolte, al paesaggio, all’ambiente e alla loro salvaguardia sin dagli anni Sessanta, nel fraterno connubio con Corrado Lorenzo, che indusse Pietro Marino, a sua volta santone della critica d’arte in territorio regionale, a definirli, sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno, di cinquant’anni fa, esattamente, il 31 agosto del 1974, i «santi medici» dell’avanguardia pugliese, considerando le loro provenienze culturali, le lauree e i principali interessi professionali: Sandro Greco era laureato in Farmacia professore di chimica all’Istituto industriale di Brindisi; Lorenzo era laureato in Medicina e svolgeva l’attività nello studio medico dentista.

Gli esordi della carriera di Sandro Greco si fissano verso la metà degli anni Quaranta; espose d’autodidatta per la prima volta nel dicembre del 1953 al Circolo Cittadino, della città natia, a San Pietro Vernotico, allestendo quadri di sapore espressionista con il Minatore reputato dalle recensioni del tempo vangoghiano, paesaggi salentini (Ulivi, Santa Cesarea), mostre di fiori.

Il laureando farmacista e artista sin da subito era descritto di «spirito irrequieto, mai pago della sua proteiforme attività». I ricordi dei clown, dei saltimbanchi, dei trapezisti, dei giocolieri, del clima circense, come del Gran Circolo Continental che sostava a San Pietro Vernotico, Greco li aveva trasposti in pitture e acquerelli affascinato da quello spettacolo che lui diceva «è innocenza, la vita è semplice, rappresenta una fonte di purezza dalla quale tutti, piccoli, i giovani, i grandi possono attingere qualcosa che fa amare la vita» (1956).

Dal 1963, le attenzioni per la fisica delle particelle e della termodinamica lo orientano verso altri linguaggi strettamente contemporanei d’impronta concettuale. L’attività artistica per lui si fa esperienza di combinazioni d’arte e scienza, reputando che «l’arte, come la scienza, è una fonte d’informazione e l’opera d’arte il veicolo di tale informazione, come il linguaggio è il veicolo del pensiero» (1973).

Per via di questi interessi, nel 1968, fonda con Corrado Lorenzo il “Centro di Ricerche Estetiche di Novoli”. Dal sodalizio scaturiscono riflessioni sulle nuove dimensioni dell’estetica, con lo sguardo e la mente rivolti verso l’esterno, fuori dai confini canoni dell’arte tradizionale, che diviene per loro, scriveva Barilli, «un modo di vivere», indirizzato alla «realtà che ci circonda» (1972). A  partire dal  1968 con le sculture viventi (Camici bianchi in campagna), le sculture industriali, strisce di carta, e lungo il decennio successivo, di pari passo con Corrado, e accompagnato da robuste testimonianze critiche di firme locali (Carpentieri, Marino, Spedicato) e non (Barilli, Bonito Oliva, Colombo, Cortenova, Trini e in seguito Dorfles), opera nel campo della Land Art, delle azioni estetiche “di comportamento” lungo il territorio jonico salentino, tra la natura delle spiagge e degli scogli dei litorali, nei presidi industriali qual era l’Italsider, sulle strade brindisine macchiate dal sangue.

In quel torno d’anni piantava Fiori di carta su rocce, arenili, asfalto, declinando una convinta e anticipatrice sensibilità ambientalista che si traduceva in militanza. Di quegli anni conservo gelosamente le boccette in plastica dei Reliquiari, colme di Aria e Acqua di mare non inquinate, che con Lorenzo confezionavano nel 1971 e distribuivano innanzi alle fabbriche; e la sua scatoletta di legno del Dentifricio-art, (1976), che sintetizza il carattere dissacratorio ed altamente ludico, come era nelle sue cifre consolidate.

 

S. Greco, Dentifricio-art, 1976, legno e stencil, grammi 75, 5x19x6

In ogni occasione emergeva la sua vivacità, la contagiosa allegria di eterno bambino furbescamente clown, che sollecitava a non prendersi troppo sul serio nel mondo dell’arte. Come quando sulle scacchiere in tessuto, dagli anni Settanta agli anni Novanta, sfidava Klee, Kandinskij, Mirò, Calder e Melotti a giocare improbabili partite. Greco era un raffinato intellettuale e arguto studioso, approfondendo su tanti temi: come quello della luce tradotto in un esemplare trittico (si veda La luce, del 1996 una tecnica mista su iuta, di 100 x 300 centimetri, che fa parte della Cd’AC, la Collezione d’Arte Contemporanea dell’Università del Salento, esposto presso il Dipartimento di Beni Culturali).

 

 S. Greco, La luce, 1996, tecnica mista su iuta, 100 x 300, trittico

Gli anni Ottanta, segnano il ritorno di Sandro Greco agli statuti di disegno e pittura mai tralasciando la verve sperimentatrice, con la cartapesta o dando vita artistica a numerose, colorate farfalle in un ciclo ecologista che lo contraddistingueva in happening, performance, allestimenti. I fabric works, li elaborò dagli inizi anni Ottanta e sino alla metà degli anni Novanta, con materiali eterocliti, feriali, mescolandoli alle tecniche tradizionali, come ad esempio per la realizzazione dei tessuti quale la serie dei Tapp-arazzi, prodotti a mano, con la tecnica di annodamento dei tappeti, della lana incollata su tela, a punto Smirne, un esempio esposto in questi giorni alla mostra Aracne al Must di Lecce.

A conclusione della sua carriera artistica, che coincide con la sua dipartita, resta l’obbligo di ripensare alla sua produzione con un interesse retrospettivo, per cogliere storicamente il suo contributo alle vicende e al dibattito sull’arte, non solo nel territorio, e coglierne il suo significativo contributo.

Mi resta vivo il ricordo dei nostri primi incontri e delle nostre comuni attività, come quando con la Lega Ambiente, insieme ad altri artisti attivi sul territorio, tra cui lo stesso Lorenzo, Uccio Biondi, Paolo De Santoli, Sante Polito, Salvatore Spedicato, nella Marina di Carovigno, il 23 maggio 1993, proponemmo l’Azione Artistica Ambientalista: lui dispose col suo solito fare tra il ludico e il serio i Fiori di carta sulla sabbia, sulla spiaggia di Punta Pennagrossa, conversando con le persone presenti e incuriosite di quell’Arte, come lui sosteneva, che «si prefigge soltanto godimenti estetici». E Sandro ci ha fatto tanto godere esteticamente con le sue opere.

Massimo Guastella
© Riproduzione riservata

 

Foto in Alto: Sandro Greco ripristina il suo lavoro La luce, del 1996, appartenente alla C.d’AC la Collezione d’Arte Contemporanea di Unisalento, nel laboratorio TASC con gli studenti

 

S. Greco, Fiori di carta sulla sabbia, Punta Pennagrossa, Marina di Carovigno, 23 maggio 1993

S. Greco e C. Lorenzo, Reliquiario. Aria non inquinata, boccetta plastica e cartiglio stampato, h 12,5

S. Greco, Clown, 1964, acquarello su carta, 40×30

 

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