L’opera potrà essere visitata fino al 9 gennaio 2022
Oramai siamo abituati a vedere, udire e leggere un mare di “stranezze”, di cose strampalate e insensate. Qualche settimana addietro abbiamo appreso dai media che l’Unione Europea ha tentato di emanare una direttiva per impedire di pronunciare l’augurio di “buon Natale” sostituendolo con un generico “buone feste”. Eppure nacque col Natale il mondo della cristianità e il discrimine storico “avanti” e “dopo” Cristo. Fatto è che viviamo in una confusione oggettiva la cui irrazionalità non ha limiti geografici.
Chi conosca in qualche modo, per esempio, la situazione dell’arte dei nostri giorni non può non tener conto, innanzitutto, che essa, come è stato autorevolmente scritto, corrisponde alla situazione immanente che prevale nella “modernità”; e la più «grande menzogna è che viene dato, commentato, criticato, venduto come arte, ciò che non voleva più essere arte».
Ed allora? Possono ancora davvero scandalizzare le continue ”negazioni”, “provocazioni”, desacralizzazioni? C’è chi si diverte a mostrare una madonna con la barba (cronaca di queste settimane), chi mettendo in croce una rana, esposta in un museo di Bolzano circa un decennio fa (ma la povera direttrice fu licenziata in tronco). Insomma si giuoca, è proprio il caso di dirlo, con i santi, anziché soltanto coi fanti e i fantocci.
Il mese di dicembre è notoriamente il tempo degli allestimenti di presepi, rispettando vivaddio la tradizione; ma basta un colpo d’occhio in giro, Lecce e dintorni, per avere delle delusioni. Ci si rende conto che non sempre bastano le buone intenzioni (ove ci siano), poiché nei fatti, cioè in alcuni presepi, più o meno effettivamente dissacratori, non si riesce a decifrare segni di buon artigianato, e tanto meno vibrazioni artistiche. È bene quindi soffermarsi sulle buone proposte edificanti, che pure ci sono, in cui aleggia lo spirito religioso, nobilmente artigianali o anche artistiche.
Intanto vale la pena arrivare a Cerrate (sulla provinciale che collega Squinzano e Trepuzzi a Casalabate) nella cui splendida abbazia di Santa Maria troviamo il presepe di Salvatore Sava, proveniente dal Museo Internazionale del Presepe “Vanni Scheiwiller” a Castronuovo di Sant’Andrea, dove non a caso lo volle Giuseppe Appella, raffinato critico e storico dell’arte. La proposta dell’esposizione a Cerrate è del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano.
In questo presepe, alle tre figure della Natività tengono buona compagnia una trentina di “personaggi” realizzati con blocchi di pietra leccese, talvolta con l’integrazione di elementi in ferro adeguatamente conformati. Alla base del processo tecnico qui agisce la grammatica, che rende il linguaggio plastico intelligibile e comunicativo.
La coerente sintesi stilistica delle singole figure dà vita all’insieme di un “popolo” – Re magi, animali, pastori, ecc. – nell’articolata disposizione spaziale. In definitiva, questa di Sava è un’opera di sicura qualità, dove ritrovi materia e forma in armonia, spiritualità e concinnitas.
Salvatore Spedicato
Scultore e critico d’arte, già direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Lecce
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Foto in alto: Cerrate, un’immagine del presepe di Salvatore Sava
Salvatore Sava, Natività
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