Agricoltura - 02 Mar 2022

Leverano Doc, vini pregiati di “Terra d’Arneo”


Spazio Aperto Salento

Nel viaggio attraverso le Doc dei vini salentini, dopo aver esplorato il territorio di Copertino, ci spostiamo a Leverano, rimanendo nella meravigliosa Terra d’Arneo, territorio di movimenti e lotte contadine, nella metà del secolo scorso, per la conquista dei latifondi incolti, negati ai salentini dalla legge Segni. Già! Nella metà del secolo scorso, lungimiranti leggi volute dagli allora ministri dell’Agricoltura Segni e Fanfani, posero fine all’ingiusto sistema latifondistico nel nostro Paese, ridistribuendo ai contadini e ai mezzadri, più di 3 milioni e mezzo di ettari di terreni incolti o semi abbandonati.

Grazie a queste leggi, di impronta fortemente socialista, benché volute da ministri democristiani e varate da governi cosiddetti “centristi”, si ebbe l’unica vera redistribuzione di ricchezza in Italia, dando corso alla nascita di una nuova figura: il coltivatore diretto, ancora oggi ingranaggio fondamentale del mondo agricolo.

Il Salento e la provincia di Lecce in particolare, rimasero fuori dai territori contemplati dalla norma e così, i contadini dell’Arneo, sentendosi sopraffatti e dimenticati dal potere economico e politico del tempo, decisero di farsi giustizia autonomamente. Ispirati, dunque, da una legge repubblicana, decisero di invadere e occupare i circa 420 milioni di metri quadrati di terreni trascurati, lasciati all’incuria e destinati all’improduttività, utilizzati solo come riserva di caccia di qualche “notabile”.

La Terra d’Arneo, secondo una nota definizione del poeta salentino Vittorio Bodini tratta dall’articolo del 1951 “L’Arneide”, è “(…) una landa macchiosa che ci circonda a perdita d’occhio, tutta groppe ispide come d’una sterminata mandria di bufali. (…) Ma dei 42.000 ettari che occupa e che sottrae alla vita delle popolazioni, la parte maggiore, e per disgrazia la più deserta, la più ispida e priva d’acqua, di comunicazioni e di ogni altro segno umano che non siano i cartelli di caccia riservata”.

La fertile e operosa Terra d’Arneo: un territorio, lungo la costa ionica, unito da un “filo rosso” che congiunge l’entroterra a nord del capoluogo con i Comuni costieri del mare Jonio, abbracciando arte, storia, tradizione, agricoltura ed enologia, tra le più apprezzate della penisola pugliese.

In questo fazzoletto di territorio, spicca un antico paese, tra i più importanti del Salento: Leverano le cui origini risalgono al 500 d.C., depredata dai saraceni ed occupata da Federico II di Svevia che le donò una fortificazione, attraverso la realizzazione di una cinta di mura ed un fossato perimetrale a protezione dell’abitato, al centro del quale, a difesa di eventuali invasioni fece realizzare l’imponente Torre, ancora oggi visibile e visitabile, ove trovano sede realtà associative locali.

La laboriosità, le tradizioni e la preminente vocazione agricola, oltre che il dinamismo culturale e cooperativo, caratterizzano i cittadini di questo centro da sempre. La loro lungimiranza e la loro propensione allo sviluppo economico e sociale, hanno consentito una vigorosa espansione fino a favorire la nascita di una banca cooperativa locale.

L’agricoltura, dunque, regina dell’economia del luogo, a Leverano trova le sue ampie espressioni nella produzione floristica, olearia e vitivinicola. Vagando in queste campagne, spesso costellate di serre floristiche, si respira profumo di vigna, tra alberelli di Negroamaro e Malvasia, i prìncipi della viticoltura salentina.

Anche a Leverano, come in altri centri salentini, la valorizzazione dei vini ha trovato spazio nell’avvedutezza dei produttori locali che, con Dpr del 15 settembre 1979, riescono a farsi riconoscere la “Leverano Doc” il cui disciplinare, nel tempo, ha visto diverse rielaborazioni, fino all’attuale versione riconosciuta con Decreto ministeriale del 7 marzo 2014.

Dopo Matino, Salice Salentino, Squinzano e Copertino, dunque, in provincia di Lecce arriva il quinto riconoscimento Doc per un prodotto vinicolo di grande spessore enologico e con una diffusione sempre maggiore nel mondo. Come per altri vini locali, anche la “Leverano Doc”, prevede diverse tipologie, vinificate in bianco, in rosato e in rosso.

Il Leverano “Rosso” può essere anche “Novello” o “Riserva” e, insieme al “Rosato”, nella loro base ampelografica, prevedono l’utilizzo di uve Negroamaro per almeno il 50% a cui viene abbinata la Malvasia nera di Lecce, il Sangiovese, il Montepulciano per un massimo (insieme o da sole) del 40% e altre uve di vitigni a bacca nera coltivabili nella stessa zona per un massimo del 30%.

Ma il rosso può essere anche indicato come “Leverano Negroamaro”, possibile nelle versioni “Rosato”, “Rosso”, “Rosso Riserva” e “Rosso Superiore”. In questo caso la base ampelografica deve essere costituita, per almeno l’85% da uve Negroamaro e dal restante 15% da altre uve a bacca nera.

Le versioni “Rosso Riserva” e “Negroamaro Riserva” possono essere considerate tali se il vino è sottoposto ad un invecchiamento di 24 mesi e, nel caso del Negroamaro Riserva, un affinamento in legno di almeno 6 mesi. In ultimo, la versione “Superiore”, con un titolo alcolometrico di almeno 12,5%, può essere tale solo se ha subito un invecchiamento di 12 mesi.

Il “Leverano”, però, non è solo rosso; il riconoscimento è avvenuto anche per i vini bianchi che trovano la loro produzione nelle versioni “Chardonnay”, “Fiano”, “Malvasia bianca” e “Bianco”, “Bianco passito” e “Bianco dolce naturale”. Per le prime tre versioni, i cui nomi sono abbinati alle rispettive uve, la produzione deve avvenire utilizzando almeno l’85% delle uve da cui prendono il nome, mentre, il rimanente 15% può essere composto da altre uve a bacca bianca con esclusione del Moscato bianco e del Moscatello selvatico. Invece, nelle versioni genericamente indicate come “bianco”, la composizione deve essere caratterizzata da una percentuale minima del 50% di Malvasia bianca e da un massimo del 40% di Vermentino.

Tutte le uve impiegate per la produzione dei diversi vini devono essere prodotte esclusivamente sul territorio comunale di Leverano, compresa un’enclave a confine con i territori di Copertino ed Arnesano.

Nella prima decade di novembre, nella cornice del suo centro storico, Leverano si agghinda a festa, in un tripudio di colori, profumi e sapori, per festeggiare il vino novello, creando una sorta di percorso enogastronomico che coinvolge tutta la cittadinanza e tutte le realtà imprenditoriali locali e, in primo luogo, ovviamente, le aziende vitivinicole locali.

Mimmo Arnesano
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In foto: la bottaia della Cantina “Vecchia Torre” di Leverano (© SA)

 

Un’immagine di Leverano (foto Mimmo Arnesano)

 

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